Flagellazione

Sebbene le pose dei carnefici siano dinamiche, la scena ci appare sospesa nel tempo. In secondo piano, oltre al portico in cui è ambientato l’episodio, si scorgono delle architetture di gusto classico e sulla sinistra si intravedono le fronde di un albero. Stilisticamente il dipinto è collegato all’ambito veneto per il modo in cui è presentata l’articolazione dell’ambiente.
Curiosità
Vista la datazione si potrebbe presumere che il quadro sia stato acquisito già negli anni di vita della contessa Torelli; tale ipotesi è giustificata anche dalla particolare devozione della donna nei confronti del Mistero della Flagellazione.


Le gamme cromatiche
Attraverso il colore l’artista sottolinea una suddivisione in diversi piani. In primo piano il Cristo ha un incarnato chiaro, mentre nei i carnefici e nelle loro armi dominano i marroni e pochi dettagli grazie ai colori chiari. Il porticato è tutto sui toni dei grigi-neri uniformi, mentre dei toni di grigio chiaro tendente al verde mettono in rilievo una spazio architettonico aperto dietro al colonnato.


L'analisi della luce
Il sapiente gioco chiaroscurale fa emergere la figura del Cristo dalla penombra che caratterizza l’insieme del quadro. Le stesse muscolature possenti degli aguzzini sono messe in risalto dai delicati passaggi di luci e ombre. Una luce posteriore illumina la piazza retrostante.


Lo studio della composizione
La figura del Cristo è assolutamente protagonista dell’opera, non solo grazie alla sua centralità, ma soprattutto attraverso uno studiato gioco di simmetrie che portano l’occhio dell’osservatore a convergere verso la sua figura. I due aguzzini rappresentati con pose in rotazione evocano con i loro movimenti due semicerchi che convergono verso al centro.
Giovanni da Monte terzo quarto del XVI sec. olio su tela 237x156 cm